O perché non ne hai affatto. Perché apri il frigorifero a mezzanotte per mangiare prosciutto, budino, banane, pollo, formaggi (tutto ingurgitato in piedi, nel giro di 15 minuti) o mordi solo un’arancia nell’arco di 24 ore? Perché vomiti dopo che hai mangiato una barretta al cioccolato o perché, anche se hai pranzato con una fettina di pollo e l’insalata senti il bisogno di correre per 2 ore sul tapis roulant? Perché ti senti in colpa quando mangi? Perché se sei triste senti il bisogno di svuotare la credenza? Se sei nervoso hai bisogno di mangiare, e anche tanto.
In merito a questo, viene scritto nel sito della Società Italiana di PSicopatologia dell’Alimentazione:
“I principali Disturbi del Comportamento Alimentare sono l’Anoressia Nervosa e la Bulimia Nervosa; altri disturbi sono il Disturbo da Alimentazione Incontrollata) (o Binge Eating Disorder; BED), caratterizzato dalla presenza di crisi bulimiche senza il ricorso a comportamenti di compenso e/o di eliminazione per il controllo del peso e i Disturbi Alimentari Non Altrimenti Specificati (NAS), categoria utilizzata per descrivere quei pazienti che, pur avendo un disturbo alimentare clinicamente significativo, non soddisfano i criteri per una diagnosi piena.
Soffrire di un disturbo alimentare sconvolge la vita di una persona; sembra che tutto ruoti attorno al cibo e alla paura di ingrassare. Cose che prima sembravano banali ora diventano difficili se non impossibili e motivo di forte ansia, come andare in pizzeria o al ristorante con gli amici o partecipare ad un compleanno o ad un matrimonio. Spesso i pensieri sul cibo assillano la persona anche quando non è a tavola, ad esempio a scuola o sul lavoro terminare un compito diventa difficilissimo perché sembra che ci sia posto solo per i pensieri su cosa si “debba” mangiare, sulla paura di ingrassare o di avere un’abbuffata.”
Senza soffermarci ulteriormente ulteriormente sul versante psicologico, di cui si parla molto da anni e le cui informazioni si possono facilmente reperire su internet o via libri, in questo momento si vuole dare accento all’aspetto spirituale, al quale non si da importanza, perché magari si ignora oppure… non si crede che esistano “queste cose”. Detto ciò, se si stanno vivendo delle situazioni riguardante il malessere da/del cibo, e finora non si sa ancora bene come uscirne, anche se seguita da un professionista o espeito ogni tentativo possibile… Perché non provare anche con questo? Perché non provare anche con Dio?
Sia
la psicologia che la Bibbia (già, anche la Bibbia ne parla), nomina
Ana e Mia – Anoressia e Bulimia – come le
malattie dell’amore.
Ci
persone che consapevolmente si dedicano a cosiddette dee chiamate Ana
e Mia, idolatrandole e adorandole… e non è un modo di dire. Ci
sono siti di preghiere a questi spiriti, che vengono supplicati di
agire sul proprio essere, facendo diminuire la fame o facendole
dimagrire, e non manca una frase chiave tipo: “Ti prego Ana, non
abbandonarmi anche tu”.
Così come esiste chi non affida
volontariamente ad un dio, ma comincia ad attuare quei comportamenti
sintomo di tali disturbi – come già precedentemente scritto, non
esistono solo l’anoressia e la bulimia.
Ma il nesso comune è
lo stesso: sono persone che si sentono abbandonate, abbandonate
perché si sentono sole, sole perché non si sentono amate. E mentre
c’è chi cerca questo amore in vere e proprie entità spirituali,
c’è chi maltratta il suo corpo, per sfogare la sua frustrazione o
perché pensa di non essere accettato – per ripeterlo, amata/o –
perché “non abbastanza”.
Eppure…
Lo sapete che Dio non solo ha una opinione al riguardo, ma la pensa
esattamente il contrario di quello che pensa una persona pro-Ana e
pro-Mia? Ecco la terapia di Dio per coloro che vogliono uscire da
questa “dipendenza”:
1) AMORE.
“Perché Dio ha tanto
amato il mondo, che ha dato il suo unico Figlio Gesù, affinchè
chiunque creda in Lui non perisca, ma abbia vita eterna”, Giovanni
3:16.
Se non ti senti amato, invece sappi che lo sei. E non è
una di quelle frasi che si dicono perché parte di un’omelia
reimpostata. Dio è più vicino di quanto pensi, è una Persona, è
un Padre e sta dicendo proprio a te che ti ama. E chiunque è amato,
non può dirsi abbandonato o solo. Non haiu più bisogno di cibo di
riempirti lo stomaco o di digiunare 48 ore per vederti più bella
allo specchio: può riempirti l’amore di Dio ed è Dio che ti vede
già bella/o così come sei.
2) AUTOSTIMA.
Dobbiamo capire
che non possiamo essere migliori dell’immagine che serbiamo di noi
nel nostro cuore. Che opinione hai di te? Come credi di essere?
“Come
una persona pensa nel cuore, così è” – Proverbi 23:7.
Comincia
ad avere di te l’immagine migliore che si possa desiderare e
comincia a comportarti nel modo in cui vorresti essere. Dio ci ama,
ha in serbo per noi giorni meravigliosi: aspetta solo che ci crediamo
anche noi.
3) SFUGGI AL TUO PASSATO.
Timon e Pumba, nel cartone animato de Il Re Leone suggeriscono al giovane Simba di lasciarsi il passato alle spalle… E hanno ragione. Il passato è passato, non permettere che condizioni i tuoi pensieri e comportamenti e scelte e sentimenti di oggi.
Nella Lettera ai Filippesi (ancora una volta nella Bibbia, lo so, incredibile) è SCRITTO: “Dimenticando le cose che stanno dietro e protendendomi verso quelle che stanno davanti, corro verso la meta per ottenere il premio della celeste vocazione di Dio in Cristo Gesù”.
Forse adesso stai vivendo delle paure; ma Dio ti spinge a vivere nelle speranze. Tu hai dei sogni, e Lui lo sa. E vuole che corri verso il futuro per realizzarli. E non sarai da solo in questo cammino.
4)IL PERDONO
C’è
chi non mangia perché depresso, arrabbiato; perché vittima di
bullismo, forse ti hanno denigrato per il tuo aspetto. E li odi per
questo. Potrebbe non piacerti questa risposta: Dio dice di perdonare
chi ti ha fatto del male. Anche se a farti del male… sei stato
tu.
Il perdono non è un favore che fai ad un altro e Dio lo sa…
Il perdono è un dono che fai a te stesso. Perdonando, rilasci la
rabbia, il rancore, il nervosismo e la tristezza e non senti più il
bisogno di mangiare troppo o non mangiare affatto per produrre in te
quella reazione chimica ormonale che per una manciata di ore ti fa
sentire bene. Scegli di perdonare, scegli di stare bene.
Niente ti impedisce di chiudere un attimo la porta della tua cameretta e chiedere a Dio di liberarti da questa sofferenza, di chiedere a Dio di farsi sentire e di parlarti. Nessuno può giudicarti se vuoi provare a stare meglio. Metti alla prova te stesso e caccia via da te qualsiasi Ana, Mia, tristezza, frustrazione, rabbia… Non hanno alcun diritto di rubarti alla tua vita. Abbraccia il favoloso presente – e non solo futuro – che Dio ha per te. Insieme, nulla è impossibile da realizzare.